PRESENTAZIONE DELL'OPERA DI EUGENIO GUMIRATO



Eugenio Gumirato si avvicinò all'arte già negli studi superiori.
Iscrittosi poi alla facoltà di Architettura di Venezia, si fa travolgere dal fervore intellettuale ed artistico dell'ambiente veneziano, a quei tempi orientato verso una ricerca in cui arte e architettura fossero in grado di trovare un punto di convergenza.
In quel periodo inizia a dipingere e ad approfondire lo studio delle Avanguardie storiche, dalle quali si sente più attratto dal movimento surrealista, nel cui manifesto teorico trova un essenza di concetti, che sente molto affine alla sua personalità, e che ritiene essere il fondamento di gran parte dell'attività artistica dell'ultimo dopoguerra.
Nei suoi primi lavori manifesta un forte debito verso alcune tecniche codificate dal movimento di Breton, quali la decalcomania e il frottage, e verso le forme più estreme dell'Espressionismo Astratto.
Dopo il percorso accademico inizia a dipingere su grandi dimensioni, inventandosi un supporto espressivo quale il cartongesso, e la pittura murale come materia cromatica.
Pur nella scarsa praticabilità della tecnica, ottiene, sotto il profilo pittorico, alcune tra le sue più apprezzabili opere, mette in atto una pittura costituita da grandi campiture di colore, dalle quali emergono, come fatto iconico, l'idea del mare come contenitore dell'inconscio collettivo, e l'albero, interpretato nel suo essere simbolo dell'albero della Vita.
Nel corso del tempo studia vari autori contemporanei.
Il suo orientamento è in direzione delle molte anime di tutto quel fare artistico che è definito Espressionismo astratto, e le sue preferenze verso quegli autori in cui il colore è trattato come materia da manipolare, quali Hartung, Baziotes, Congdom e l'attuale Federle.
Negli ultimi dieci anni svolge varie mostre, delle quali le più importanti, nello spazio Lazzari Arte a Treviso, al Miroir de la Musique a Padova, e l'esposizione di un'opera premiata in concorso a Cà dei Carraresi a Treviso.
Nel lavoro dedicato a queste esperienze, mette a punto le sue tecniche e trova le sue materie, che plasma con ogni mezzo, dalle mani ai pennelli al frattazzo.
Forte e molto istintiva la ricerca degli accordi cromatici; l'aspetto che più risalta nel suo lavoro è la forza del colore e del suo amalgama con la materia.
I suoi temi iconografici prediletti sono come abbiamo già detto l'albero, simboli libidici, figure archetipe, anche angeliche o mitologiche, come la Regina di Saba o le divinità lunari.
Molto interessanti sono le sue manipolazioni materiche e cromatiche senza alcun soggetto, la compiacenza della casualità della luce e della gravità evidenziano trame nascoste che rivelano significati occulti delle combinatorie di segni.


BRUNO SARTOR