Introduzione di una mostra di Eugenio Gumirato da parte di un ignoto



Eugenio Gumirato è uno di quei pittori consapevoli che l'arte contemporanea ha percorso tutte le infinite strade del possibile.
Nella sua vita ha conosciuto un filosofo, icona di se stesso, e dell'Euclide di Ernst.
Il filosofo distingueva l'arte in due insiemi: quella dei giocatori d'azzardo e quella di coloro che indossano l'abito monastico della regola.
Eugenio è un surrealista che percorre molti dei rivoli del gran delta dei linguaggi visivi contemporanei,trattenendo con sé toni fortemente espressionisti.
Queste due variabili appartengono ancora ad una grande galassia fortemente presente nell'arte che si ingloba in un' etichetta omnicomprensiva definita "espressionismo astratto".
Con la sua pittura ha da sempre giocato col caso e come spesso accade ha trovato straordinarie icone. Per prima trova la sua icona Cristica che emerge dalla palude in un insieme di segni indistinti immersi in quel colore che qualcuno definisce il colore "senza nome".
Quel colore è proprio del sembiante del filosofo appartenente al mondo dei non nomi.
Vale a dire la sua anonimia.
La sua pittura attuale è frutto di una ricerca filtrata dal tempo.
Agli inizi è cresciuta attraverso giochi di osmosi di caso e idea elaborati dalla stesura di materie sottili che evidenzia con la sovrapposizione di un segno forte.
Successivamente manipola materie più dense, in cui si vedono trame ,forme e simboli che sono il suo mondo.I suoi segni, che individuano molteplici tessiture riconducibili a fatti testuali che si fanno percepire a seconda di ciò che lo spettatore vuole recepire.
Nelle sue tele si addensano campiture materiche e molecole di pigmenti che con il loro interrelarsi costituiscono possibilità logica e quindi testo, su cui il suo pennello sfiora, evidenzia o nasconde in relazione ai suoi stati d'animo.
Individua così i suoi universi iperpopolati.
Negli universi ogni uomo comincia a individuare in ordine logico gli eventi.
E a seconda della conoscenza il cielo è lo zodiaco, l'inquietante universo infinito euclideo oppure "materia sistema binario" che si muove in undici dimensioni in un guscio di noce.
La sua produzione recente tende a evolvere forme individuate dall'indistinto di queste masse ed elaborarle.
Le forme che presenta in questa mostra sono l'albero, inteso come simbolo che mutua da quei pittori del 500 e del 900 oggetto delle sue scorribande di storico mancato,e il trasparire dalle nebbie della memoria dei cocci dei suoi eroi ed alcuni frammenti dei suoi sogni.
L'idea l'autore ha della luce e del colore è che si espandono nel buio, perciò molti dei suoi lavori sono icone percome su fondo nero.
Manlio Brusatin scrive che solo il sogno restituisce l'intensità e l'opacità del nero.
Ma per Eugenio lo spazio del sogno è penombra poetica;quello spazio che in Bataille è definito come luogo ove tutti gli uomini possono essere sé stessi. Ed è lì il sub-limen di Eugenio dove le immagini sfuggenti si proiettano.
Il percorso della mostra,che si svolge allo spazio Lazzari porterà alla luce questo suo ultimo percorso:l'albero, l'eroe, i frammenti dei suoi sogni nella tangenza con l'invisibile.
La costante di questa sequenza di immagini è il suo modo di dipingere: antiaccademico ad ogni costo,soprattutto contro quell'accademismo edulcorato degli informali rarefatti.


Eugenio Gumirato